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martedì 20 maggio 2008

Il Paese Semplice

Succede che sono nella mailing list di Giap e nella news letter odierna c'è quanto segue. Lo giro volentieri. E non serve alcun commento.

La zona dove abito verrà presto chiusa alle auto. Un mese fa su vetrine, muri e parabrezza del quartiere sono comparsi i cartelli, "No alla pedonalizzazione". L'altra sera il comitato del No ha convocato un’assemblea per decidere che fare. Ci sono andato. Ho alzato la mano e ho spiegato che a me la zona pedonale piace, anche se ho due bimbi piccoli e spesso girare in auto mi diventa necessario. Mi hanno ascoltato per un minuto, incapaci di capire se fossi lì per sfotterli oppure per sbaglio. Poi un signore garbato mi ha interrotto e mi ha spiegato che quella non era una riunione per confrontarsi, ma per decidere come contestare il provvedimento. Allora mi sono scusato e ho chiesto se la riunione di confronto l'avessero già fatta o messa in programma, perché ci tenevo davvero a spiegare le mie ragioni. Mi ha risposto una signora, scandendo le parole come si fa con gli stranieri: "Noi siamo già contrari. A che ci serve parlarne ancora? "
Prima Regola: eliminare il dubbio. Il Paese Semplice è un paese a priori.
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Consiglio anche di leggere tutto l'editoriale qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Marina Balestra

Gomorra

Ho appena visto il film Gomorra del regista Matteo Garrone tratto dal libro di Roberto Saviore che per averlo scritto è sotto scorta da due anni.
E' un vero viaggio negli inferi, nel ventre molle del nostro paese, il linguaggio che utilizzano i protagonisti è eslusivamente composto da "frasi semplici" o meglio semplificate, proprio come quelle citate dal bell'editoriale che ci ha indicato Igor.
Di semplificazione in semplificazione si arriva all'eliminazione del pensiero, del linguaggio, di qualsiasi forma di umanità, e la violenza o meglio la consumazione della violenza diventa l'unica possibilità di condividere qualcosa con qualcuno.
La semplificazione costruisce un decalogo infinito e che si alimenta in modo esponenziale di "cose che non stanno bene" e vanno eliminate e "di chi non va bene" che deve fare la stessa fine.
Gli ultimi della lista di "chi non va bene e che fa cose che non stanno bene sono i Rom ", ma assumere questa logica fa ampliare sempre di più la cerchia, e di questo passo, come dimostra il film, anche nostra madre o nostro fratello possono velocemente entrarne a far parte.

Anonimo ha detto...

All'ombra del totalitarismo in fiore

I primi passi del neo governo stanno dando un'accelerata degna di Mennea alla trasformazione, in atto da tempo, del senso politico comune in direzione totalitaria.
Una delle prime vittime e allo stesso tempo sintomo di questa trasformazione è il linguaggio.
Cito tre esempi per nominare tre parole che mi sembrano sintomatiche di ciò che sta accadendo:
- Ad un convegno sull'obiezione di coscienza tenutosi a Bolzano qualche mese fa (prima delle elezioni), Raniero La Valle, dopo avere svolto un bell'intervento sulla storia del concetto dell'obiezione di coscienza, così risponde a d una domanda proveniente dal pubblico rispetto alla posizione assunta da Prodi rispetto alla vicenda della base Dal Molin di Vicenza: "non poteva fare diversamente".
Per me ciò equivale alla fine della politica intesa come spazio della decisione fra alternative possibili con conseguente irresponsabilità diffusa.
Il dominio della realtà e del fatto cancella l'orizzonte della politica: primo sintomo di totalitarismo.
- in un servizio televisivo sulla "tragedia che stanno subendo i rom" (non era questa evidentemente l'accezione data alla questione dal giornalista), dopo il pezzo di cronaca si arriva alle fatidiche domande alla Gente (ormai è in questo frammento di televisione che passano molte delle cose veramente interessanti a proposito di linguaggio e cultura totalitaria e meno negli spazi esplicitamente politici) ed una signora così risponde alla domanda che furbescamente la interroga su una potenziale vena di razzismo presente negli attacchi ai campi rom a suon di spranghe e bombe molotov ("spranghe, catene e bpombe molotov, questa è la legge degli ultra", si cantava un tempo allo stadio): "se ne devono andare tutti, e non è una questione di razzismo: è una questione di sicurezza, della MIA sicurezza". Esemplare, e inattaccabile. A meno che non si rifiuti questo campo linguistico e si provi ad imporne un altro.
La priorità dei bisogni individuali nella definizione delle proprità e del paradigma della politica è per me un altro sntomo di totalitarismo.
- ancora in televisione, stasera a ottoemezzo, un giornalista afferma, a proposito del pacchetto sicurezza approvato dal governo: "chi si comporta bene non ha nulla da temere da queste leggi".
Altra affermazione che nella sua banalità tradisce il manganello dietro la schiena pronto a spaccarti la schiena appena osi dire di no, a disobbedire, ad affermare di non essere d'accordo. Genova 2001 è ancora troppo vicina e il prossimo g8 del 2009 si avvicina ...
Altro elemento del totalitarsimo: la militarizzazione del linguaggio e dei corpi.

All'ombra di tutto ciò non vorrei che inconsapevolmente sentissimo il piacere della frescura che essa porta con sè.
"Brutti, sporchi e cattivi" potrebbe essere uno dei possibili mantra che possono salvarci dalle spire avvolgenti dell'ombra che ci vuole riparare dalle cose brutte e cattive che esistono al mondo.

giuseppe pinto

Anonimo ha detto...

Un articolo - intervista de l’Unita di settimana scorsa, affrontava il tema di come le ipergeneralizzazioni e l’attribuzione della colpa dei singoli ad un’intera classe/comunità/etnia/regione etc. siano un meccanismo facile, comodo e che produce sicurezza. E la sicurezza passa per le vie di semplificazione. La brava massaia che vede una macchiolina sul pavimento, presa da ansia, nel dubbio pulirà tutto il pavimento, anche dove è perfettamente pulito, al suon di “il pavimento è sporco…”.
Il legame mentale, purtroppo governato dallo slogan in sé, che proprio per sintesi e impatto produce immediatamente “verità”, risiede nell’attribuzione ad un intero gruppo di un misfatto, o peggio, della potenzialità di misfatti. Con ciò si produce la certezza / promessa che con l’eliminazione del gruppo, anche gli illeciti spariranno, in quanto di fatto incarnati nel dna del gruppo stesso (ci ricorda qualcosa di circa 75 ani fa..?). Ma qual è l’ultimo requisito perchè si possa passare ai fatti, ovvero alle epurazioni? Il consenso popolare diffuso (sempre tre quarti di secolo fa, dice niente il nome Goebbels al riguardo?).
Lo studio, l’analisi, la comprensione profonda dei processi nel loro contesto richiedono tempo, voglia, fatica. Impegno in buona sostanza. Richiedono di esserci all’interno del problema e soprattutto richiedono di affrontarlo da tutti i punti di vista che il contesto del problema stesso offrirà. E con questo metodo articolato, difficilmente si mette in campo la scelta più becera, la più frettolosa per quanto comoda. La più crudele... Ma questo metodo quando c’è “paura” (una paura creata ad arte…), non è attuabile. Ho trovato formidabile un monologo della Littizzetto, che parlava proprio di ciò in chiave tragicomica, facendo il verso a chi ragioni per macroblocchi ridotti all’osso. Comicissima la sua idea, che per Calderoli qualsiasi idea complessa, che richieda l’aggancio anche di soli 2 concetti tra loro, sia improponibile. “Ed è per questo (cito la Littizzetto) che Calderoli non ha voluto prendere il cane lupo. Troppo complesso. Ha preso direttamente il lupo e basta…”.
Scherzi a parte, quella che appare come una divertente iperbole dell’ottusità, sembra essere diventata legge. Legge che non ammette ignoranza. Non ci rimane che prendere atto di come però l’ignoranza possa diventare legge…
Vi lascio con un’ultima considerazione: Cogne. Può legarsi in qualche modo a quanto sopra? In termini di metodo generalizzato a me sembra di si. Ovvero: ho sentito una sintesi delle motivazioni dell’accusa che alla fine hanno prodotto la conferma da parte della Cassazione della condanna. Suonavano più o meno così: “è lei perche non può essere che lei. E poi non è infrequente un crimine di questo tipo, ovvero il figlicidio. Se n’è sempre commessi e anche ultimamente ne abbiamo avuti altri”. Beh, più semplice di così….
Ah, già, la mia considerazione…: che stiano cercando di rapire un bambino, o che ad un altro fracassino la testa, o che accada qualsivoglia cosa turpe e vergognosa, cercate di non essere nei dintorni. Non è improbabile in questi mala tempora, trovare qualcuno che inizi a gridare a gran voce, additandovi, “non può essere che lui!”. I Rom a Napoli ne sanno qualcosa…
Un grazie di cuore a Rita Levi Montalcini per il trafiletto di domenica 25 maggio sull’Unità e a tutti voi con simpatia per quello che condividiamo.
Valerio