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venerdì 18 aprile 2008

Diritto e ragione

Argomenti che incontreremo, classici dell’ovvio spacciati per verità. Il primo, sentito ieri sera in uno dei ricorrenti dibattiti televisivi, dove se no? L’argomento è questo: se milioni di elettori votano da anni uno stesso leader vuol dire che hanno delle motivazioni, o vogliamo pensare che siano tutti stupidi?
Ecco, esattamente dalla sera del 14 aprile, potrei trovarmi davanti un Elettore Vincente che mi sfida a mettere in discussione la sua intelligenza. Certo, la tentazione è forte, ma quella sfida, in realtà, è diretta alla mia di intelligenza. Un test costruito su una domanda trabocchetto: se rispondo sì, che il suo voto è stato una scelta stupida, praticamente gli accordo il diritto di non dover più giustificare nulla, se rispondo no, che certamente ogni voto è intelligente, ne concluderà che gli do ragione. Fine del dibattito e lasciate lavorare il Capo per i prossimi cinque anni.

Occhio dunque, perché le cose non stanno così.

Il fatto di aver diritto di votare un leader e un governo, non significa automaticamente aver ragione. Un giretto nella storia del ‘900, che a ben vedere coincide con la storia delle democrazie a suffragio universale, è sufficiente per rendersi conto di quante s-ragioni si siano nascoste dietro il voto di milioni di persone, accordato a buon diritto.

Dunque, chi ha votato questa maggioranza, lo ha fatto in piena legittimità, ci mancherebbe, ciò nondimeno potrebbe avere torto. Essere anche gravemente nel torto. Ma se è intelligente, come certamente è, deve trattenersi il dovere di dimostrare il contrario. Tutti i giorni. Tutti i maledetti giorni che ci separano dalla fine di questo nuovo incubo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E se ciò che è successo in questa triste notte della ragione che è stato il voto elettorale non fosse che un modo barbaro e preoccupante di chiudere i conti in sospeso lasciati come sempre troppo a lungo aperti in questa società?
Allora il successo della Lega potremmo vederlo come il successo di quella anima della sinistra che si è riadattata ai tempi e che negli anni 60, 70 era espressione di una certa parte del ceto operaio avverso ai meridionali in fabbrica, refrattario alle battaglie civili, come divorzio, aborto, insensibile al tema ambiente, quel, come si chiamava allora proletariato diffuso ambiguo sul tema sicurezza, perchè terrorizzato di perdere quel poco che aveva che non voleva che i merdionali gli vivessero a fianco. Il progetto riformista potrebbe non essere mai decollato perchè mancano i destinatari, cioè intellettuali non invischiati con centri di potere, pezzi di borghesia produttiva e non corrotta. Inoltre potrebbe non essere mai decollato perchè non contiene un progetto di società alternativo.
I cosidetti partiti della sinistra radicale (sigh!) sono colati a picco perchè più nessuno, dovevano essere l'espressione della dialettica dei movimenti sociali e l'hanno troppo precocemente ingabbiata in partitini apparati.
Ma la domanda ulteriore : possiamo fare ancora qualcosa perchè queste contraddizioni sommariamente liquidate non esplodano in una notte dai lunghi coltelli?
Mi piacerebbe trovarmi a guardarci in faccia con chi pensa che vale almeno la pena di scoprirlo insieme
Marina Balestra